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lunedì 15 marzo 2010

Dopo il caso FIAT


Relazioni sindacali dopo il caso Fiat - Mirafiori 
Il Dibattito


1.   La tesi di Marchionne è che occorre guardare allo sviluppo industriale italiano con occhi radicalmente nuovi, poiché le vecchie logiche - dice - non consentono di stare al passo con le sfide dell’economia globale, in primis quelle che arrivano dai paesi emergenti. Che ne pensa?

C.        La valutazione di Marchionne, a proposito della concorrenza degli altri paesi, non è di per sé sbagliata. Il problema sono le scelte che lui adotta: scelte che sembrano non andare in direzione di una reale competitività di Fiat nel nostro paese. Non a caso, come sta emergendo, Marchionne ha scelto di andar via dall’Italia.
Il problema della Fiat oggi non è, come sembra, quello di abbattere il costo del lavoro. Il difetto non è nel sistema di produzione, bensì nel fatto che l’azienda non è più in grado di vendere le sue auto sul mercato: è una questione di capacità di vendita, di qualità dei modelli, non di produzione.

T.         Certamente occorre innovare. Ma l’innovazione non deve riguardare solo i rapporti di lavoro, bensì anche le strutture organizzative, produttive e tecnologiche. Ognuno deve fare la sua parte. Fiat ha certamente dei problemi con la Fiom, però deve ancora dimostrare di essere all’altezza dell’innovazione di prodotto.
Fino ad ora abbiamo qualche dubbio che sia così: lo stesso Marchionne riconosce le difficoltà di rendere competitivi i suoi prodotti.

venerdì 12 marzo 2010

Il caso FIAT



Audizione dell’Amministratore Delegato di Fiat Sergio Marchionne davanti alle Commissioni riunite Attività Produttive e Trasporti della Camera dei Deputati

Nessuna scorrettezza, né clausole “cinesi” che penalizzino i lavoratori. Le nuove iniziative di Fiat hanno un solo obiettivo: migliorare la competitività per stare al passo con il mercato e garantire un futuro stabile ai lavoratori. Ancorata alle vecchie logiche, Fiat perdeva quattro milioni di euro al giorno. Ora, invece, per l’Italia ci sono progetti ambiziosi.
Davanti ai deputati delle due Commissioni Attività Produttive e Trasporti riunite alla Camera il 15 febbraio scorso, l’Amministratore Delegato di Fiat Sergio Marchionne ha tracciato questi punti fermi come linee guida del management sul futuro dell’azienda, rispondendo così alle polemiche che da due mesi investono il Lingotto. Davanti ai deputati, il manager ha poi chiosato: “Io sono rimasto a fare il metalmeccanico”.
  
Nell’ottica di affrontare secondo diversi punti di vista il tema dei rapporti sindacato/azienda dopo il caso Fiat-Mirafiori, ecco una sintesi degli argomenti usati da Marchionne redatta dall’Osservatorio. L’estratto segue lo schema dell’intervista doppia a Vincenzo Colla e Tiziano Treu. Le parole del numero uno del Lingotto sono riassunte dal suo intervento alla Camera.
  
1. Tema: i cambiamenti per affrontare sfide dei nuovi mercati emergenti
E’ sotto gli occhi di tutti la necessità di un cambiamento, indispensabile elemento per sopravvivere nel mercato di oggi. L’obiettivo di Fiat è quello di assicurare ad azienda e lavoratori prospettive solide. Grazie all’alleanza con Chrysler il gruppo è diventato un “produttore completo”, ma non ha nessuna intenzione di abbandonare l'Italia. Certo il paese paga un forte deficit di competitività e questo è una minaccia, perché comprime redditi e salari. Il piano “Fabbrica Italia” non era però un atto dovuto e non è stato chiesto alcun aiuto di Stato. Quindi, se ci saranno le condizioni, il cuore (legale) di Fiat resterà in Italia. Il gruppo avrà comunque più teste, anche all’estero.
2. Tema: l’accordo di Mirafiori/Pomigliano e i diritti dei lavoratori
In quegli accordi non è presente nessuna clausola che penalizzi i lavoratori. Fiat non ha mai chiesto condizioni di lavoro “cinesi o giapponesi”, ha solo chiesto di poter contare su condizioni minime e di competitività. Rimangono anzi inalterate tutte le condizioni positive che sono previste dal contratto collettivo e da tutti i trattamenti riconosciuti ai dipendenti. Quegli accordi servono solo a far funzionare meglio la fabbrica, senza intaccare nessun diritto.

3. Tema: il modello-base per contratti industriali con la creazione di newco.
Il dibattito su Fiat è stato imbevuto di molta politica e molta ideologia, ed è stato viziato di scarsa conoscenza dei fatti. Su Cassino e Melfi non c'è urgenza di intervenire perché hanno prodotti ben accolti dal mercato. A Pomigliano entro fine anno si produrrà la nuova Panda, mentre per lo stabilimento di Termini Imerese Fiat è disponibile a collaborare ma solo se viene risolto il problema occupazionale e tutti i lavoratori riceveranno una lettera di assunzione da parte della nuova proprietà.

4. Tema: il rischio rottura dell’equilibrio sindacale e la minaccia di una crisi sociale
E’ necessaria la condivisione del piano Fabbrica Italia da parte dei sindacati. Nessuno ha mai detto che “il problema è la Fiom”. Ad ogni modo, questa audizione in Parlamento è la dimostrazione del rispetto che Fiat ha per questo Paese e le sue istituzioni, nonché il segno della fiducia che il Lingotto ripone nel futuro dell'azienda e dell'Italia. Nessuno può accusare Fiat di comportamenti scorretti, di vivere alle spalle dello Stato o di voler abbandonare il Paese. Sono in cantiere progetti ambiziosi che partono dall'Italia.

5. Tema: l’accordo Volkswagen e gli aumenti salariali agli operai tedeschi
Se Fiat riuscirà a portare l'utilizzo degli impianti all'80%, è pronta ad aumentare i salari portandoli ai livelli della Germania. Il passo successivo sarà la partecipazione dei lavoratori agli utili dell'azienda. Però prima di parteciparli, gli utili, occorre farli. Da metà 2011 usciranno 7 nuovi modelli di auto, e in 5 anni partiranno 34 nuovi veicoli commerciali. L’investimento complessivo in tre anni sarà di 14 miliardi di euro. Fiat vuole restare e investire in Italia, ma ha posto una serie di condizioni per continuare ad essere presente nel Paese.


Il link del video integrale dell’audizione di Sergio Marchionne alla Camera:
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